Dopo aver attraversato una gola scavata nella roccia, appare d’improvviso un piccolo presepe incastonato in blocchi di pietra millenaria, con i suoi balconi fioriti, le sue case con facciate di pietra locale, protette dalle Piccole Dolomiti Lucane, guglie sospese tra cielo e terra: è la città-natura di Castelmezzano, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, cuore del Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane.

In questo luogo nascosto della Basilicata, la natura è in piena sintonia con il suo centro storico e la sua comunità. Le rocce sono parte integrante della vita dei suoi abitanti, quelle pietre a cui il trascorrere dei secoli, l’alternarsi di piogge e venti, ha donato le sembianze di creature viventi, che ispirano la fantasia popolare a denominarle in modo creativo, “becco della civetta”, “bocca di leone”, “aquila reale”, “Grande Madre”.

 

É il tipico centro medievale che da secoli vive la sua eterna bellezza, senza scomporsi. Tra il VI e il V sec. a.C. si spinsero fin qui, provenendo dalla Valle del Basento, i coloni Greci che fondarono Maudoro o “mondo d’oro”, probabilmente per la particolare protezione che offriva. Nei secoli successivi, XI-XIII sec., giunsero i Normanni che edificarono un imponente Castello, di cui restano ancora oggi resti delle antiche mura. La fortificazione, posta nel punto più elevato del paese, si collocava tra i Castelli di Pietrapertosa e Brindisi di Montagna, un Castrum Medianum. Da qui Castello di Mezzo e poi Castelmezzano.

Arricchiscono il centro storico i suoi maestosi palazzi nobiliari, il Palazzo Ducale – un edificio settecentesco caratterizzato da un portale decorato con grosse bugne e da una loggia – appartenuto ai De Lerma, signori di Castelmezzano,  e Palazzo Coiro, che si distingue per le sue ampie logge decorate da ringhiere in ferro battuto, in una tipica architettura ottocentesca.

La struttura del centro storico presenta i tratti tipici di un borgo medievale, la cui vita era scandita dai riti religiosi e dai ritmi della natura. Nel cuore del borgo è situata, infatti, la cattedrale intitolata a Santa Maria dell’Olmo, al centro di Piazza Caizzo, protettrice del borgo fino al 1855. In stile romanico, la facciata al suo interno è impreziosita dalle opere di pittori lucani molto famosi nel periodo artistico collocato tra la fine del manierismo ed il barocco: tra questi Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa. Dalla piazza è possibile affacciarsi sugli scorci ed i paesaggi sottostanti, come da un balcone sospeso nel vuoto.

La storia millenaria del borgo lucano riecheggia ogni anno nello Spettacolo Notturno Polimediale  “La Grande Madre”, ideato e curato da Mimmo Sammartino,  una narrazione suggestiva che coinvolge i suoi spettatori mediante effetti speciali, luci, suoni e la profondità di una voce narrante. Le immagini, che raccontano la vita passata del borgo lucano, vengono proiettate in uno scenario incantato: la parete rocciosa del Castello Normanno. É possibile assistere allo spettacolo ogni anno nella stagione estiva, dall’ultima settimana di luglio fino al 15 settembre.

 

Castelmezzano e Pietrapertosa sembrano osservarsi immobili da secoli, mentre ormai in simbiosi vivono una nuova epoca storica, quella della modernità. Un tempo nuovo, che ha portato con sé lo sviluppo del turismo e l’arrivo di migliaia di visitatori ogni anno. Tra i due borghi è possibile provare l’esperienza entusiasmante del “Volo dell’Angelo”: un percorso sicuro su un cavo di acciaio che permette una vista spettacolare. E si può vivere l’emozionante “Percorso delle 7 pietre”- per conoscere Vito e il suo ballo con le streghe, lungo un antico tratturo -, scalare la Gradinata normanna scavata su una guglia rocciosa, per non perdersi i vasti panorami sulla Valle del Basento, percorrere le vie ferrate tra i suoni e i colori di una natura selvaggia.

L’identità del borgo lucano e la sua tradizione millenaria si conserva intatta nella Sagra du ‘Masc’ o Festa del Maggio, uno dei riti arborei di antica origine che contraddistinguono anche Accettura, Pietrapertosa e Oliveto Lucano. A Castelmezzano ogni anno durante la festa di Sant’Antonio, festeggiata il 12 e 13 settembre, si celebra il matrimonio degli alberi. Dopo aver scelto ‘l’albero della vita’ tra gli agrifogli dalle cime più floride, la prima domenica di settembre i boscaioli scelgono il cerro più alto e rigoglioso del bosco. Entrambi verranno uniti nello sposalizio simbolico per celebrare la solennità di Sant’Antonio da Padova, tra canti, balli e sapori di origine contadina. Si celebra così la vita in questo angolo della Basilicata, ancora oggi, in un rito propiziatorio senza tempo.

Di recente, i borghi di Castelmezzano e di Pietrapertosa sono stati citati nel rapporto mondiale pubblicato dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e dall’UNWTO, l’Organizzazione mondiale per il Turismo, dal titolo “Mountain Tourism: towards a more sustainable path” (Turismo di montagna: verso un percorso più sostenibile), ponendo l’attenzione sul turismo di montagna sostenibile. Anche i due borghi lucani emergono orgogliosamente come una best practice da replicare. Entrambi, a partire dalla Società pubblica del “Volo dell’Angelo”, sono diventati nel tempo un esempio di economia sostenibile, un modello di resilienza che si ispira a tecniche di valorizzazione del patrimonio naturale, culturale ed enogastronomico.

a cura di Maria Teresa Merlino